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Abstract La tesi è intitolata “Le peculiarità stilistiche nella letteratura infantile tra due mondi: l’italiano e l’egiziano ”Favole al telefono” di Gianni Rodari e ”Racconti dei popoli” di Abd El Tawāb Youssef”. La presente tesi mira a studiare le caratteristiche stilistiche frequenti nella letteratura per l’infanzia mettendo in luce i punti di affinità e di divergenza. La tesi si divide in introduzione, premessa, tre capitoli e conclusione. Nell’introduzione e nella premessa si sono presentati degli accenni sulla stilistica, sulla letteratura per l’infanzia in Italia e in Egitto e sulla vita degli autori fornendo anche, una descrizione generale delle caratteristiche del linguaggio infantile da diversi livelli linguistici: a livello lessicale, si evita di usare parole incomprensibili cioè non appropriate al vocabolario linguistico della fase a cui si rivolge. Per quanto riguarda l’aspetto morfosintattico, si usano frasi brevi o di media lunghezza e si evitano frasi lunghe e complesse. Sono molto frequenti i dialoghi e si ricorre alla paratassi e all’uso frequente degli aggettivi qualificativi per esprimere in modo sintetico i diversi comportamenti. Da un punto di vista retorico, le figure più usate sono le metafore, le similitudini, la ripetizione, le anafore e le allitterazioni. Nel primo capitolo vengono esaminati, dettagliatamente, i fenomeni lessicali usati nella letteratura rivolta ai bambini attraverso uno studio semantico-lessicale come l’uso dei campi semantici familiari al bambino (come i nomi di parentela, i colori e gli animali). Accanto ai campi semantici si trova, nei racconti scritti in italiano, l’uso di una lingua vivace che, a volte, immette anche qualche espressione dialettale. Mentre, nei racconti scritti da III Abd El Tawāb Youssef, non appare l’uso del dialetto, bensì vi si può trovare, seppur raramente, l’uso del linguaggio colloquiale o al dialetto nel caso dei modi di dire, le espressioni idiomatiche o i proverbi. Infine, il capitolo si chiude con l’analisi delle parole onomatopeiche usate nelle opere sotto studio. Il secondo capitolo è dedicato allo studio sintattico allo scopo di esaminare gli aspetti sintattici più frequentemente usati nella letteratura per l’infanzia: l’uso di frasi semplici e concise; l’uso del complemento vocativo, che serve a richiamare l’attenzione di un destinatario a cui è rivolta la parola direttamente; l’uso della marcatezza sintattica, al fine di dare alla narrazione la vivacità del parlato o per conferirle una speciale enfasi comunicativa; l’uso abbondante degli aggettivi qualificativi per rendere la descrizione effettiva e appropriata al mondo del bambino sollecitando la sua immaginazione; i pronomi personali che svolgono effettivamente un ruolo importante nella coesione testuale; l’uso prevalente della paratassi per semplificare la struttura sintattica conferendo un ritmo veloce e incalzante al discorso. Nel terzo capitolo, infine, si studiano le figure retoriche prevalenti: la ripetizione che si usa, frequentemente nei testi rivolti ai bambini per riflettere la tendenza degli scrittori ad avvicinare il linguaggio letterario per l’infanzia al mondo dei bambini. Analizzando il linguaggio usato nei racconti, si trovano tanti tipi della ripetizione come l’anafora e l’allitterazione che servono a dare un ritmo musicale e armonioso al linguaggio. La ripetizione del significato, tipo di ripetizione che riguarda il contenuto, usato nei racconti per far capire al bambino alcuni termini nuovi o espressioni difficili da capire. L’uso della similitudine con lo scopo di mostrare il significato nascosto e produrre immagini evocative. IV L’uso dell’ironia nella letteratura per l’infanzia che ha un lato positivo perché non serve solo a criticare la realtà ed rivelare i svantaggi ma cerca anche di migliorarla. Nella conclusione, si presentano i risultati raggiunti dalla ricerca, mi limito a citare i punti di affinità e di divergenza tra l’italiano e l’arabo: Punti di affinità L’uso dei campi semantici familiari al bambino. L’uso abbondante degli aggettivi qualificativi per rendere efficace la descrizione. Il ricorso frequente alle frasi semplici, piuttosto che alle frasi lunghe e complesse. La frequenza delle frasi marcate al fine di dare alla narrazione la vivacità del parlato o per conferirle una speciale enfasi comunicativa. L’uso frequente di figure retoriche come la ripetizione, la similitudine e l’ironia per rendere il testo più musicale, coinvolgente e memorabile per i bambini. Punti di divergenza L’uso più frequente di un linguaggio prossimo della lingua parlata e dei termini dialettali nelle favole italiane più che nelle favole arabe, in cui si tende all’uso di una lingua standard. L’uso delle parole onomatopeiche: in italiano, si tende a esprimere semplicemente il rumore stesso delle cose, mentre V in arabo si preferisce usare le parole che ne denotano il suono. L’uso più prevalente dei sinonimi nei racconti arabi rispetto a quelli italiani. |